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Charles Richet


Charles Richet, nacque a Parigi nel 1850.
Studiò nella sua città natale diventando dottore in medicina nel 1869, dottore in Scienze nel 1878 e professore di fisiologia nel 1887, presso la facoltàdi Medicina della Sorbona a Parigi. 
Fu editore dal 1878 al 1902 della rivista“Revue scientifique” e, dal 1917, fu co-editore del “Journal de physiologie et depathologie générale”.

Intensa fu la sua attività come autore di interessantissimi articoli che trattavano di fisiologia, chimica fisiologica, patologia sperimentale, psicologia normale e patologica; fu inoltre ricercatore appassionato nello studio di eventi normali e patologici concernenti la medicina. Nel campo della fisiologia, furono molto importanti i suoi studi sulla termoregolazione e fu lui che dimostrò che il sangue di animali vaccinati contro una determinata infezione, protegge contro quell’infezione.

Applicando questo principio alla tubercolosi fece la prima iniezione sieroterapeutica in un uomo, nel 1890.
Nel 1913 vinse il premio Nobel per le sue ricerche sull’anafilassi.
Egli stesso coniò questo termine per indicare una forma di ipersensibilità dell’organismo alla inoculazione di sostanze di natura proteica che gli erano già state somministrate in precedenza; l’allergia, ad esempio, è una forma particolare di anafilassi.
Fu membro della Academy of Science e presidente onorario della sezione parigina dell’Institut Métapsychique International nel 1919.

Quello che contraddistinse Richet, oltre al suo genio, fu un’insaziabile curiosità che lo condusse ad esplorare anche campi al di fuori della medicina, e lo fece con enorme passione.

Basti pensare che fu, allo stesso tempo, novelliere, commediografo, sociologo e perfino pioniere dell’aviazione. Un uomo, insomma, dal “multiforme ingegno”.

Quando era studente, nel 1872, ebbe un’esperienza di conoscenza paranormale cosa che, avrebbe poi confessato, ebbe un profondissimo effetto su di lui, anche se all’epoca egli non era ancora in grado di dare una spiegazione al fenomeno.

Nel 1875, non ancora laureato, dimostrò che gli stati ipnotici erano semplicemente fenomeni fisiologici che nulla avevano a che fare con il cosiddetto “fluido magnetico” e da allora il “magnetismo animale” non fu più una scienza occulta. Alcuni anni dopo pubblicò un suo importante studio sulla personalità multipla e, per portare a termine tale studio, partecipò a numerose sedute medianiche con svariati medium tra i quali William Eglinton ed Elizabeth d'Esperance.

Nel 1886-87 condusse molti esperimenti di criptestesia (capacità di vedere il contenuto di una busta o di un qualsiasi oggetto sigillato) con quattro soggetti di nome Alice, Claire, Eugenie, e Leontine. Alcune erano in trance durante l’esperimento, altre pienamente consapevoli, e dovevano riprodurre un disegno contenuto in una busta sigillata.

Come risultato di quegli esperimenti Richet scrisse: “In alcune persone, a volte, esiste una facoltà di cognizione che non ha relazione col significato che normalmente diamo alla conoscenza”.

Fondò col dottor Dariex gli “Annali delle scienze psichiche” nel 1890 e, due anni più tardi, prese parte alle indagini condotte dalla “commissione di Milano” sulla medium Eusapia Palladino. 

Il rapporto della commissione ammise la stupefacente realtà dei fenomeni, esprimendo inoltre la convinzione che i fenomeni ottenuti sia in piena luce che nel buio non potevano essere stati prodotti con frode o inganni di alcun tipo. 

Si convinse della genuinità dei fenomeni di materializzazione grazie agli esperimenti condotti con la medium Marthe Béraud (meglio conosciuta come Eva C.) a Villa Carmen, la casa del generale Noel.

Il suo rapporto, pubblicato negli “Annali di scienza psichica”, suscitò una vasta attenzione e Richet confermò il risultato dei suoi esperimenti anche durante sedute medianiche successive in casa di Juliette Bisson e all’Istituto metafisico del quale venne anche eletto presidente. 

In poche parole, egli ritenne genuine le materializzazioni di Eva C. Condusse inoltre numerosi esperimenti con altri medium: Franek Kluski, Jan Guzyk e Stephen Ossowiecki, a Parigi e a Varsavia.

Come summa del lavoro svolto in un’intera vita nel campo della ricerca psichica, Richet scrisse un trattato nel 1922: Traité de métapsychique (Trattato di metafisica), e lo dedicò a William Crookes e a Frederic William Henry Myers, come segno del pentimento per il suo iniziale scetticismo.

Proprio in questo libro si può leggere una dichiarazione di Richet che così recita: “L’idolatria per le idee correnti era così dominante a quel tempo che nessuno si prese la pena di verificare o smentire le dichiarazioni di Crookes. Gli uomini erano contenti di ridicolizzarle e io ammetto con vergogna che ero tra coloro che erano ostinatamente ciechi. Invece di ammirare l’eroismo di un uomo di scienza affermato che osava dire, nel 1872, che realmente esistono fantasmi che possono essere fotografati ed i cui battiti del cuore possono essere auscultati, io ridevo”.

Dopo aver investigato per anni, accettò che la realtà dei fenomeni della criptoestesia, della telecinesi, dell’ectoplasma, della materializzazione, e della premonizione era stata abbondantemente provata. Studiò approfonditamente l’ectoplasma che viene emesso dal corpo dei medium capaci di materializzare gli spiriti. Esso rappresenta il mezzo grazie al quale gli spiriti possono prendere la forma di un corpo solido, con cuore battente, circolazione e tutti i segni vitali di un corpo fisico vivo e vegeto.

Richet scoprì che l’ectoplasma, nella sua fase iniziale, è invisibile e intangibile, ma che anche in questa fase può essere fotografato con una macchina fotografica ai raggi infrarossi e può essere addirittura pesato. Solo in un secondo momento esso diviene vaporoso, liquido o solido, con un odore in qualche modo simile all’ozono. Nella sua fase finale, quando è possibile vederlo e toccarlo, l’ectoplasma ha l’aspetto della mussola e al tatto sembra una massa di ragnatele. In altre occasioni si presenta umido e freddo e, in rari casi, asciutto e duro. La sua temperatura è di circa 4,4 gradi centigradi (40 gradi Farenheit). Le conclusioni di Richet furono le seguenti: “Parecchie prove attestano che la materializzazione (ectoplasmatica) sperimentale dovrebbe essere assunta senza indugi al rango di fatto scientifico. Certamente non la comprendiamo. È assurda, se una verità può essere assurda”.

Nonostante tante prove ed indagini, per molti anni Richet fu molto travagliato circa l’idea dell’aldilà e infatti ebbe a scrivere: “Gli spiritualisti mi hanno biasimato perché ho usato la parola assurda; non hanno compreso che ammettere la realtà di quei fenomeni è per me un enorme travaglio; ma chiedere ad un fisiologo, un medico o ad un chimico di ammettere che una forma che ha circolazione sanguigna, è calda, ha muscoli, esala anidride carbonica, ha un peso, parla e pensa, può essere emanata da un corpo umano è chiedergli uno sforzo intellettuale che è davvero doloroso”.

Certo tantissimi casi vertevano a favore della sopravvivenza dell’anima, sebbene lui avrebbe preferito attribuire la causa di quei fenomeni ad una sorta di prodigiosa capacità della mente umana, tuttavia i dubbi lo assillarono per tutta la vita, anche perché ammetteva che alcuni casi proprio non potevano essere spiegati ricorrendo alle facoltà della mente o dell’inconscio e più volte confessò che più pensava a tutti gli strabilianti fenomeni cui aveva assistito e più si convinceva che non sappiamo ancora nulla del misterioso universo che ci circonda, che viviamo come in un immenso sogno e nulla sappiamo delle agitazioni e dei tumulti di questo sogno.

Poco prima di morire, nel 1935, scrisse: “Perfino l’intelligenza umana è capace di operare miracoli. Io chiamo miracoli i fantasmi, l’ectoplasma, la lucidità, la precognizione. 

Oppure ci assistono nelle nostre faccende, ci controllano nei nostri pensieri, scrivono tramite la nostra mano, o parlano tramite la nostra voce, misteriose, invisibili entità, angeli o demoni, forse le anime dei morti come dicono gli spiritualisti. 

La morte non sarà morte ma l’ingresso in una nuova vita.

In qualunque modo combattiamo la mostruosa incertezza, noi fluttuiamo nell’inusuale, nel miracoloso, nel prodigioso”.